Carissimi,
la nostra comunità di accoglienza rischia a breve la
chiusura...
questa è la situazione in cui lavoriamo a Napoli....e la
risposta del NOSTRO Sindaco.
aiutatemi a diffondere
Ti segnalo il video !
grazie... Viviana
La spesa sociale senza le risorse
La gravissima sospensione dei servizi sociali annunciata dalle associazioni e dalle cooperative, a partire dal 21 novembre, per protestare contro le incertezze e i ritardi nei pagamenti da parte del Comune di Napoli, entro un contesto generale che vede le politiche sociali del tutto residuali, fa emergere diversi problemi che attengono alla qualità dei comportamenti del governo e di tutte le istituzioni locali e quindi della democrazia oggi a Napoli. Il sindaco, gli assessori e i responsabili della Regione danno spiegazioni diverse.
Spiegazioni diverse e fra loro contraddittorie delle cause della crisi finanziaria. Dando atto che, nell´ultimo bilancio approvato, l´amministrazione comunale ha fatto uno sforzo per evitare tagli alle politiche sociali, la cittadinanza e la comunità di pratiche dei servizi sociali realizzati in questi anni meritano però spiegazioni chiare: perché il Comune non ha i soldi per pagare decine di milioni di debiti contratti con le organizzazioni che, in alcuni casi, da 18 mesi non percepiscono i corrispettivi per le prestazioni svolte? Si tratta di pagamenti previsti da impegni assunti a seguito di delibere approvate dalla giunta, riferiti a capitoli di bilancio che, a seguito di gare, hanno prodotto dei contratti. A questo livello quindi non c´entra il fatto - pur molto vero e significativo - che il governo non ha stanziato abbastanza per il Comune. Allora è legittimo chiedere una risposta chiara in merito alle seguenti ipotesi: a) il Comune non paga perché a sua volta è creditore con lo Stato che, per un strategia generale di spostamento sugli enti locali di oneri e per un disegno obiettivo che questo governo realizzerebbe di lotta alla attuale classe dirigente napoletana, produce uno stress tanto grave; oppure b) non ci sono i soldi per mancanza di incassi previsti ma in seguito limitati o differiti per scelte fatte dalle leggi finanziarie dello Stato: una o più norme stabiliscono un aumento - futuro e non certo - del gettito locale cui corrispondere un´immediata riduzione dei trasferimenti statali; oppure, c) l´ammanco di cassa dipende da previsioni fatte troppo ottimisticamente nei bilanci degli ultimi anni (incassi prevedibili in astratto ma ben difficili da ottenere tipo multe, condoni), producendo quindi alcuni impegni che non possono essere rispettati oggi per condizioni ben prevedibili prima. Forse si tratta di un mix di queste tre cause.
La finanza locale è una disciplina complicata ma solo amministratori miopi cercheranno di nascondersi dietro spiegazioni tecnocratiche. Certo che, visto che parliamo di debiti contratti già nel 2006, non sembra ci siano altre spiegazione. Le organizzazioni del terzo settore da tempo chiedono con forza un salto di qualità negli impegni del governo e della Regione per portare almeno al livello delle altre città la spesa sociale pro-capite di Napoli. Non è solo questione quantitativa ma si tratta di fare una grande innovazione sulla qualità della spesa sociale, anche per riqualificare il profilo degli interventi e passare finalmente ad un sistema dei servizi, dando un freno alla deriva del dopaggio dei progetti a termine e a rendicontazione, per attività che meritano stabilità e certezze di realizzazione e pagamenti. La piaga del precariato dei lavoratori dipende soprattutto da questo e solo in modo del tutto secondario da comportamenti illeciti di alcune poche organizzazioni, come dal ruolo parassitario del sistema bancario. Su tutto questo nessuno è senza peccato ma occorre un impegno unitario perché è necessario incidere su come sono fatti i capitolati di appalto, quale sistema di accreditamento dovranno avere le organizzazioni, quale controllo pubblico si può esercitare sulla discrezionalità degli assessori e dei dirigenti, quale governance realistica fra le diverse componenti di quel particolare mercato che è l´insieme dei servizi alle persone. Ma si tratta anche di avere l´intelligenza e la forza di chiedere all´Unione Europea di ridiscutere i regolamenti dei fondi strutturali mettendo in discussione il veto ad usare tali risorse per le spese correnti. Le politiche sociali, che hanno una significativa ambizione a sollecitare un approccio di tipo integrato alle questioni del disagio urbano, sono un terreno di straordinaria innovazione istituzionale. A guardar bene sono politiche per la competizione territoriale, non è questione di pietismo retorico.