Orti di Solidarietà
Cari amici,
come alcuni di voi sanno anche quest’anno nella scuola media Bordiga 3 di Ponticelli stiamo con molta passione guidando una ventina di ragazzi nel loro sogno di avere qualcosa di loro, in un mondo, il loro, dove tutto anche l’affetto è qualcosa da doversi conquistarsi con le unghie.
Quest’anno i ragazzi dovendo scegliere il nome del loro orto non hanno scelto come fecero quelli dell’anno scorso il minaccioso “statt’acc…orto”, ma più semplicemente “L’orto de’ guagliune” e forse hanno sbagliato.
Lunedì scorso, infatti, recandosi in giardino con il consueto entusiasmo per il semplice fatto di dover verificare la crescita delle piantine, si sono trovati davanti una scena demoralizzante, gli ortaggi che tanto avevano curato e amato erano stati sradicati, distrutti… i solchi coperti di terreno e rifiuti.
Un atto vandalico che ancora dimostra (se ce ne fosse bisogno) che questa terra è destinata a coprire di merda i suoi più bei fiori. Nei ragazzi la disperazione dilagava. La sfiducia, il senso di inutilità del proprio lavoro erano tra le sensazioni che maggiormente si percepivano nei loro sguardi.
Io voglio provare a fare qualcosa, a dimostrare loro che quando in una comunità i più piccoli ed i loro sogni sono in pericolo, la comunità si stringe intorno ad essi e li aiuta a ripartire se possibile meglio di prima.
Per questo motivo ho chiesto al preside di poter ospitare il prossimo lunedì 5 maggio dalle 13.30 alle 15.30 tutti coloro vorranno dare il loro contributo, quanti vorranno dire a questi ragazzi che i loro semini possono ancora essere semi di speranza, dare una mano pratica, tirarsi su le maniche per dimostrare a loro e un po’ a noi stessi che la gente di Napoli è ancora quella che sa aiutare chi è in difficoltà senza chiedergli da dove viene e dove va. Lui ha acconsentito dandomi però il permesso di ospitare solo persone che “conosco” o su cui mi sento di garantire… Se voi pensate che ci siano persone che possano essere libere in quelle 2 ore di lunedì, inoltrate a loro testo via email e ditegli di contattarmi.
Vi riporto qui a margine le parole di Mariarosaria pubblicate sul sito nazionale degli orti di pace per descrivere la nostra esperienza dell’anno scorso:
“Periferia di Napoli, altissimi palazzi, distese di cemento e quel po’ di verde coperto dai rifiuti, tanto degrado “umano” e ambientale, pochissime “sane” opportunità, tanta delinquenza e micro-delinquenza.
Scuola Bordiga grigia di cemento, vetri spaccati, guardia giurata a sorveglianza dell’entrata e dell’uscita dei ragazzi, piccola dotazione di terreno ricoperto di erbacce e rifiuti giunti volando dalla strada attraverso la cancellata, grigia anch’essa. 15 ragazzi decidono di partecipare al progetto per non tornare troppo presto a casa e sulla strada, 15 ragazzi con grande bisogno di affetto ed attenzione, mascherato da atteggiamento da duri, e rara generosità. Il periodo delle piogge invernale, chiusi nell’ampia aula scolastica, è stato difficile da gestire e superare, ma appena iniziato il lavoro a contatto con la terra, abbiamo potuto assistere e, per nostro privilegio, prender parte al percorso di crescita e di espressione delle singole potenzialità dei ragazzi, ognuno a proprio modo, attraverso una comunicazione oltre che verbale anche e soprattutto emotiva, emozionale e tattile. Abbiamo avuto il privilegio di condividere con i ragazzi momenti molto forti legati al lavoro nell’orto, alla nascita, la cura e la crescita delle piantine che ci hanno letteralmente rapiti.
Il lavoro nell’orto è stato a momenti duro e faticoso, ma il contatto con i ragazzi e la possibilità di condividere con loro tale fatica ci ha resi determinati anche nei momenti in cui la stanchezza si faceva sentire, come nei giorni fortemente assolati. È stata un’esperienza di forte crescita per tutti noi: i ragazzi hanno dimostrato un profondo entusiasmo ed una spiccata sensibilità e noi operatori abbiamo avuto il piacere di condividere con loro l’esperienza della creazione di un orto, al quale i ragazzi, attraverso democratiche elezioni, hanno attribuito il nome di “STATT’ACC…ORTO”(“STAI ATTENTO”: ammonimento a chiunque avesse cercato di “distruggere” o “prendere senza permesso” i frutti del loro duro lavoro).
Mi piace dire che il nostro è stato un “orto di pace” e la cosa ha anche un riscontro: passare dall’immagine dei ragazzi che inizialmente scorticavano gli alberi e schiacciavano gli insetti alla loro mortificazione quando gli fu spiegata la funzione della corteccia ed alla loro ricerca delle coccinelle che, poggiate sul palmo della mano, portavano con gran cura sulle piantine per difenderle dagli attacchi dei parassiti.”
Besos
Peppe