Grazie a tutti !
"Che cosa è questa vita se, pieni di cure, non abbiamo tempo di soffermarci e guardare." Così inizia la poesia di William Henry-Davies, scritta un secolo fa ma ancora oggi attuale. Tutti abbiamo bisogno di ritagliare del tempo per noi stessi nella frenesia delle nostre vite per ritrovare l'armonia con il mondo che ci circonda. Un modo per farlo è questo Blog(in risposta a Giuliano) .Pubblico le foto della la mia ultima festa di compleanno a Cuma 09/03/97 ,dopo un mese di quello stesso anno e' iniziata la mia avventura Milanese .
6 commenti:
mi piacerebbe leggerla tutta questa poesia...se tu hai la possibilità di postarla fallo...altrimenti la cerco io!!
paoletto se non vuoi fare un post la puoi anche inviare a me in privato(mia mail).
p.s. le foto sono fantastiche, anzi non sono le foto, ma voi...ho riconosciuto qualcuno...peccato che non vi conoscevo ancora!
ancora auguri, vecchio!
VIVA MICHELE APPRENDISTA DJ!
Poi promosso ufficialmente il 27 giugno 1998!
Ecco la Poesia per intero...
William Henry Davies
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AGIO
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Che cosa è questa vita se, pieni di cure,
Non abbiamo tempo di soffermarsi e guardare.
Tempo di soffermarsi sotto le fronde
E guardare quanto le pecore e le mucche.
Tempo di vedere, quando passiamo pei boschi,
Dove gli scoiattoli nascondano le noci tra l'erba.
Tempo di vedere, nell'ampia luce del giorno,
Torrenti colmi di stelle, come cieli notturni.
Tempo di volgerci allo sguardo della Bellezza,
E mirarle i piedi, come sappiano danzare.
Tempo di aspettare che la sua bocca possa
Arricchire il sorriso cominciato dagli occhi.
Misera vita questa se, pieni di cure,
Non abbiamo tempo di soffemiarci e guardare
Saro un caso , ma William Henry Davies ha fatto anche una poesia sulle pecore
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PECORE
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Un giorno mi trovavo a Baltimora,
Quando un ignoto s'appressò e mi disse:
« Guarda. ho diciotto centinaia di pecore.
E martedì, con la marca, salpiamo.
« Se vuoi salpare con me, giovanotto,
Ti dò cinquanta scellini in contanti;
Quelle diciotto centinaia di pecore
Porto da qui alla città di Glasgow ».
Presi i cinquanta scellini, e salpai
Con le diciotto centinaia di pecore;
Lasciammo in breve il porto dietro a noi,
In breve ci trovammo in alto mare.
La prima notte che passammo al largo
Le pecore si tennero tranquille;
La seconda belarono atterrite -
Non fiutavano pascoli nel vento.
Cercavano, infelici, i loro prati,
Belavano da non farmi dormire; Per
cinquanta migliaia di scellini
Non salperei con pecore di nuovo
Minchia, Gianni,
Che fine ha fatto, non ci posso credere che siano passati quasi 10 anni.....
belle foto.
Cacchio quanto era magro il Maffucci....Bei ricordi
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